ll Trandate fiale è indicato quando è richiesta una rapida normalizzazione dei valori pressori in pazienti affetti da grave ipertensione.
Adulti
Il Trandate fiale è riservato per l'impiego endovenoso in pazienti ospedalizzati.
Il farmaco deve essere iniettato mantenendo sempre i pazienti in posizione supina.
Iniezione endovenosa
Se è necessario ridurre i valori pressori rapidamente, come, per esempio, nell'encefalopatia ipertensiva, deve essere somministrata una dose di 50 mg in almeno 1 minuto. Se necessario, dosi di 50 mg possono essere ripetute ad intervalli di 5 minuti fino ad ottenere una risposta soddisfacente. La dose massima è 200 mg. In genere il massimo effetto si verifica entro 5 minuti dall'iniezione di una dose unica e la durata d'azione è di solito di circa 6 ore pur potendo perdurare anche per 18 ore.
Infusione endovenosa
Un metodo di somministrazione alternativa è l'infusione endovenosa di una soluzione ottenuta diluendo il contenuto di due fiale (200 mg) in 200 ml di cloruro sodico e destrosio per uso parenterale. La soluzione infusionale così ottenuta contiene 1 mg/ml di Trandate.
Va somministrata utilizzando un dispositivo per infusioni di tipo pediatrico munito di una buretta graduata da 50 ml per facilitare un dosaggio accurato.
La velocità di infusione del Trandate deve essere di circa 2 mg (2 ml di soluzione infusionale) per minuto, fino ad ottenere una risposta sufficiente; l'infusione deve essere quindi interrotta.
La dose abituale totale è di 50- 200 mg, in relazione alla gravità dello stato ipertensivo. La velocità di infusione va modificata in rapporto alla risposta ottenuta. La pressione arteriosa dovrà essere mantenuta sotto controllo durante tutto il periodo dell'infusione.
Ipertensione in gravidanza:
la velocità di infusione deve essere inizialmente di 20 mg/ora e quindi raddoppiata ogni 30 minuti fino ad ottenere una risposta soddisfacente o fino al raggiungimento di 160 mg/ora.
Ipertensione dopo infarto del miocardio: la velocità di infusione deve essere inizialmente di 15 mg/ora e quindi aumentata gradualmente, in relazione al controllo della pressione, fino ad un massimo di 120 mg/ora.
È raccomandabile sorvegliare i valori pressori e la frequenza cardiaca dopo l'iniezione e durante l'infusione. Nella maggior parte dei pazienti vi è una piccola diminuzione della frequenza cardiaca; un'eccessiva bradicardia è insolita, comunque essa può venire controllata iniettando 1-2 mg di atropina per via endovenosa.
La funzione respiratoria andrà tenuta sotto osservazione soprattutto nei pazienti con preesistenti alterazioni della stessa.
Il Trandate fiale va somministrato mantenendo il paziente in posizione supina. Si deve evitare di riportare il paziente nella posizione eretta prima delle tre ore successive alla somministrazione endovenosa di Trandate, poichè potrebbe comparire una ipotensione posturale accentuata.
Quando i valori pressori risultano adeguatamente ridotti, si instaura una terapia di mantenimento con Trandate compresse partendo da una posologia di 200 mg per 2 volte al giorno.
Bambini
Non trova indicazione.
Blocco atrio-ventricolare di secondo o terzo grado, insufficienza cardiaca resistente al trattamento con digitalici, insufficienza renale grave, acidosi diabetica.
Shock cardiogeno ed altre condizioni associate con ipotensione severa e prolungata, bradicardia marcata.
L'uso di Trandate fiale è controindicato per controllare episodi ipertensivi successivi ad infarto acuto miocardico, quando la vasocostrizione periferica suggerisce una bassa gittata cardiaca.
Asma e broncospasmo
I beta-bloccanti, anche quelli cardioselettivi, non devono venire impiegati nei pazienti asmatici o con precedenti anamnestici di broncostruzione, tranne nel caso in cui non sia possibile un trattamento alternativo. In questi casi deve essere valutato attentamente il rischio di indurre broncospasmo e devono essere prese adeguate precauzioni.
L'eventuale comparsa di broncospasmo può essere dominata facendo ricorso a broncodilatatori selettivi per via inalatoria (a dosaggi eventualmente maggiori di quelli abituali nell'asma). Nel caso fosse richiesto un ulteriore trattamento, si raccomanda di somministrare 1 mg di atropina per via endovenosa. In caso di mancata risoluzione del broncospasmo occorre interrompere il trattamento.
Danno epatico
Usare con cautela nei pazienti con danno epatico i quali possono presentare concentrazioni plasmatiche di labetalolo superiori alla norma a causa del ridotto metabolismo. Di conseguenza tali pazienti possono richiedere dosi di Trandate inferiori a quelle usuali.
Vi sono state segnalazioni di gravi danni epatici associato alla terapia con labetalolo a breve e lungo termine. Alla comparsa dei primi sintomi di disfunzione epatica devono essere effettuati appropriati test di laboratorio. Qualora i risultati evidenzino la presenza di danno epatico o in presenza di ittero, il labetalolo deve essere interrotto definitivamente.
Insufficienza cardiaca
In caso di insufficienza cardiaca, prima di iniziare la terapia i pazienti devono essere sottoposti ad un opportuno trattamento con digitalici e diuretici.
Riduzione rapida della pressione arteriosa
Va posta cautela nel ridurre la pressione arteriosa nelle ipersione grave e nelle crisi ipertensive. La riduzione desiderata della pressione arteriosa deve essere ottenuta in un intervallo di tempo compatibile con lo stato clinico del paziente poichè un rapido calo pressorio è stato associato a complicazioni quali infarto cerebrale. Angina e modificazioni ischemiche dell'ECG.
Associazioni controindicate:
Va evitata l'associazione con calcio antagonisti del tipo del verapamil poichè può indurre ipotensione grave, disturbi della conduzione e scompenso cardiaco.
Associazioni che richiedono precauzioni particolari o un aggiustamento del dosaggio:
Antiaritmici di Classe I (esempio disopiramide, chinidina) e amiodarone poichè possono potenziare gli effetti sul tempo di conduzione atriale e di depressione della funzione miocardica.
Calcio-antagonisti – aumento del rischio di ipotensione e di bradicardia
Simpaticomimetici – ipertensione grave con adrenalina e noradrenalina
Altri antiipertensivi – aumento dell'effetto antiipertensivo
Anestetici – possono aumentare il rischio di ipotensione. L'anestesista deve essere informato del trattamento in corso con Trandate.
Antidepressivi triciclici – aumento dell'effetto ipotensivo
Cimetidina – può aumentare la biodisponibilità del labetalolo in tali pazienti il dosaggio di labetalolo andrà ridotto.
Interferenza con i test di laboratorio per le catecolamine: la presenza di un metabolita del labetalolo nelle urine, può dar luogo a falsi incrementi del livello di catecolamine urinarie, se misurate con un test non specifico al triidrossindolo (THI).
Nei pazienti sotto controllo per sospetto feocromocitoma, trattati con labetalolo cloridrato, andranno adottate tecniche radioenzimatiche specifiche, oppure tecniche di cromatografia liquida ad alta risoluzione (HPLC), per determinare i livelli di catecolamine o dei loro metaboliti.
Uso in gravidanza
Il labetalolo oltrepassa la barriera placentare per cui Trandate deve essere usato solo se i benefici prevedibili superano i rischi potenziali. Non vi sono dati adeguati per stabilire la sicurezza d'uso di Trandate nei primi due trimestri di gravidanza. Nel terzo trimestre di gravidanza il labetalolo sia per via orale che per via endovenosa è stato ampiamente usato nel trattamento della ipertensione e delle crisi ipertensive nelle donne in gravidanza.
Sono stati segnalati rari casi di sofferenza perinatale e neonatale (bradicardia, ipotensione, depressione respiratoria, ipoglicemia, ipotermia). In alcuni casi questi sintomi si sono manifestati a distanza di uno o due giorni dalla nascita. La risposta a terapie di supporto (p.es. soluzioni per via endovenosa e glucosio) è in genere rapida, ma nella pre-eclampsia grave ed in particolare dopo trattamento prolungato con labetalolo per via endovenosa, la ripresa può essere più lenta. Questo può essere messo in relazione con un metabolismo epatico diminuito nei prematuri.
I betabloccanti riducono la perfusione placentare che può causare ritardo della crescita intrauterina o parto prematuro. Questi dati clinici sconsigliano di prolungare eccessivamente l'uso di dosi elevate di labetalolo, ritardare il parto, nonché la somministrazione contemporanea di idralazina.
Uso durante l'allattamento
Il labetalolo viene secreto nel latte materno; pertanto l'allattamento materno non è raccomandato nelle pazienti in trattamento con labetalolo.
Dal momento che labetalolo può provocare vertigini e letargia, i pazienti devono essere informati che occorre cautela nel guidare veicoli e nel fare uso di macchinari.
Una limitata percentuale di pazienti manifesta reazioni avverse. Può comparire ipotensione posturale. Sono stati segnalati rari casi di danno epatico (vedere 4.4). Gli eventi avversi riportati sono elencati di seguito, per classe di apparato. Il termine rari indica una frequenza < 0,1%.
Disturbi del sangue e del sistema linfatico.
Disturbi psichiatrici
Disturbi del sistema nervoso.
Disturbi della vista
Disturbi cardiaci
Disturbi respiratori, toracici e mediastinici.
Disturbi gastrointestinali.
Disturbi epato-biliari
Disturbi cutanei e sottocutanei
Disturbi muscolo-scheletrici, connettivali ed ossei
Disturbi renali ed urinari
Disturbi generali
Indagini diagnostiche
In caso di iperdosaggio da Labetalolo Cloridrato ci si dovrebbero attendere intensi effetti cardiovascolari, per esempio ipotensione accentuata sensibile ai cambiamenti posturali e, in qualche caso, bradicardia.
I pazienti devono essere posti in posizione supina se necessario a gambe rialzate per migliorare la circolazione cerebrale. Vanno somministrati glicosidi cardioattivi e diuretici per fronteggiare l'insufficienza cardiaca ed un broncodilatatore selettivo per via inalatoria contro il broncospasmo.
Per fronteggiare la bradicardia deve essere somministrata atropina, alla dose di 0,25-3 mg per via endovenosa.
Per favorire la ripresa della funzione cardiocircolatoria, sarebbe preferibile ricorrere alla noradrenalina per via endovenosa anzichè all'isoprenalina. La dose iniziale di noradrenalina consigliata è 5-10 mcg per via e.v. da ripetersi, se necessario, in base alla risposta. In alternativa la noradrenalina può essere somministrata per infusione ad una velocità di 5 mcg al minuto fino al raggiungimento di una risposta soddisfacente.
Nel caso di iperdosaggio grave è da preferirsi il glucagone endovena: un bolo iniziale di 5-10 mg in soluzione fisiologica o con destrosio, eventualmente seguito da un'infusione a 5 mg/ora. In taluni casi può essere necessaria l'elettrostimolazione. È stata segnalata insufficienza renale con oliguria a seguito di iperdosaggio massivo da labetalolo assunto per via orale; in un caso l'aggravamento dell'insufficienza renale è stato attribuito alla dopamina somministrata per il trattamento dell'ipotensione.
L'emodialisi rimuove dal circolo meno dell'1% di labetalolo cloridrato.
A confezionamento integro: 2 anni
Conservare al riparo dalla luce.
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