Nimvastid - Capsula

    Ultimo aggiornamento: 08/03/2024

    Cos'è Nimvastid - Capsula?

    Nimvastid - Capsula è un farmaco a base del principio attivo Rivastigmina Tartrato Acido, appartenente alla categoria degli Antidemenza anticolinesterasici e nello specifico Anticolinesterasici. E' commercializzato in Italia dall'azienda KRKA Farmaceutici Milano S.r.l..

    Nimvastid - Capsula può essere prescritto con Ricetta RRL - medicinali soggetti a prescrizione medica limitativa, vendibili al pubblico su prescrizione di centri ospedalieri o di specialisti.


    Confezioni

    Nimvastid 1,5 mg 56 capsule rigide

    Informazioni commerciali sulla prescrizione

    Titolare: Krka d.d. Novo Mesto
    Concessionario: KRKA Farmaceutici Milano S.r.l.
    Ricetta: RRL - medicinali soggetti a prescrizione medica limitativa, vendibili al pubblico su prescrizione di centri ospedalieri o di specialisti
    Classe: A
    Principio attivo: Rivastigmina Tartrato Acido
    Gruppo terapeutico: Antidemenza anticolinesterasici
    ATC: N06DA03 - Rivastigmina
    Forma farmaceutica: capsula


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    Indicazioni

    Perché si usa Nimvastid? A cosa serve?
    Trattamento sintomatico della demenza di Alzheimer da lieve a moderatamente grave. Trattamento sintomatico della demenza da lieve a moderatamente grave in pazienti con malattia di Parkinson idiopatica.

    Posologia

    Come usare Nimvastid: Posologia
    Il trattamento deve essere iniziato e controllato da un medico esperto nella diagnosi e terapia della demenza di Alzheimer o della demenza associata alla malattia di Parkinson. La diagnosi deve essere effettuata in accordo con le attuali linee guida. La terapia con rivastigmina deve essere iniziata solo se è disponibile un "caregiver" (colui che assiste abitualmente il paziente) che controlli che l'assunzione del medicinale da parte del paziente avvenga regolarmente.
    La rivastigmina va somministrata due volte al giorno, a colazione e a cena. Le capsule vanno deglutite intere.
    Dose iniziale
    1,5 mg due volte al giorno.
    Titolazione del dosaggio
    La dose iniziale è di 1,5 mg due volte al giorno. Se questa dose risulta ben tollerata per almeno due settimane di trattamento, potrà essere aumentata a 3 mg due volte al giorno. Successivi aumenti a 4,5 e poi a 6 mg due volte al giorno dovranno sempre basarsi sulla buona tollerabilità, per almeno due settimane, della dose in corso di somministrazione.
    Se durante il trattamento dovessero comparire reazioni avverse (es. nausea, vomito, dolore addominale, perdita dell'appetito), perdita di peso o peggioramento dei sintomi extrapiramidali (es. tremore) nei pazienti con demenza associata alla malattia di Parkinson, queste potrebbero rispondere alla sospensione di una o più dosi del medicinale. In caso di persistenza delle reazioni avverse la dose giornaliera deve essere temporaneamente ridotta alla dose precedente ben tollerata, oppure può essere interrotto il trattamento.
    Dose di mantenimento
    La dose efficace è da 3 a 6 mg due volte al giorno; per raggiungere il massimo beneficio terapeutico i
    pazienti devono essere mantenuti al più alto dosaggio ben tollerato. La dose massima raccomandata è di 6 mg due volte al giorno.
    Il trattamento di mantenimento puo' essere continuato fino a quando sia riscontrabile un beneficio terapeutico. Pertanto il beneficio clinico della rivastigmina deve essere rivalutato regolarmente, in particolare per i pazienti trattati con dosi inferiori a 3 mg due volte al giorno. Se dopo 3 mesi di terapia con la dose di mantenimento il peggioramento dei sintomi della demenza non viene influenzato positivamente, il trattamento deve essere interrotto. Anche nel caso in cui non sia più riscontrabile un effetto terapeutico, si deve prendere in considerazione l'interruzione del trattamento.
    La risposta individuale alla rivastigmina non è prevedibile. Comunque un maggiore effetto terapeutico è stato riscontrato nei pazienti con demenza di grado moderato con malattia di Parkinson. Alla stessa maniera un più ampio effetto è stato osservato nei pazienti con malattia di Parkinson con allucinazioni visive (vedere paragrafo 5.1).
    Non è stato studiato l'effetto terapeutico in studi clinici controllati verso placebo della durata di oltre 6 mesi.
    Reintroduzione della terapia
    Se il trattamento viene interrotto per parecchi giorni, si deve riprendere la terapia partendo da 1,5 mg due
    volte al giorno. La titolazione del dosaggio deve poi essere eseguita come descritto sopra.
    Insufficienza renale e epatica
    Non sono necessari aggiustamenti posologici nei pazienti con insufficienza renale o epatica lieve o moderata. Tuttavia, a causa dell'aumentata esposizione al medicinale in questi pazienti la posologia deve essere accuratamente titolata a seconda della tollerabilità individuale, poichè i pazienti con insufficienza renale o epatica clinicamente significativa possono manifestare più reazioni avverse (vedere paragrafi 4.4 e 5.2). I pazienti con grave compromissione della funzionalità epatica non sono stati studiati (vedere paragrafo 4.4).
    Popolazione pediatrica
    La sicurezza e l'efficacia di Nimvastid nei bambini di età compresa tra 0 e meno di 18 anni non sono state stabilite. Non ci sono dati disponibili.
    Non esiste alcuna indicazione per un uso specifico di Nimvastid nella popolazione pediatrica nei bambini di età compresa tra 0 e meno di 18 anni nel trattamento della demenza di Alzheimer e della demenza in pazienti con malattia di Parkinson idiopatica.

    Controindicazioni

    Quando non dev'essere usato Nimvastid
    L'assunzione di questo medicinale è controindicata nei pazienti con ipersensibilità nota al principio attivo rivastigmina, ad altri derivati del carbammato o ad uno qualsiasi degli eccipienti utilizzati nella formulazione elencati al paragrafo 6.1.
    Precedenti episodi di reazioni al sito di applicazione verificatisi con rivastigmina cerotto, riconducibili a dermatite allergica da contatto (vedere paragrafo 4.4).

    Avvertenze speciali e precauzioni di impiego

    Cosa serve sapere prima di prendere Nimvastid
    L'incidenza e la gravità delle reazioni avverse generalmente aumenta alle dosi più alte. Se si interrompe il trattamento per parecchi giorni, si deve riprendere la terapia partendo da 1,5 mg due volte al giorno per ridurre il rischio di reazioni avverse (es. vomito).
    Con rivastigmina cerotto si possono verificare reazioni cutanee al sito di applicazione, solitamente di intensità da lieve a moderata. Queste reazioni non sono necessariamente un segnale di sensibilizzazione. Tuttavia l'uso di rivastigmina cerotto può portare allo sviluppo di dermatite allergica da contatto.
    Si deve sospettare una dermatite allergica da contatto se le reazioni al sito di applicazione si estendono oltre la zona in cui è stato applicato il cerotto, se c'è evidenza di una reazione locale più intensa (per esempio eritema in aumento, edema, papule, vescicole) e se i sintomi non migliorano significativamente nelle 48 ore successive alla rimozione del cerotto. In questi casi il trattamento deve essere interrotto (vedere paragrafo 4.3).
    I pazienti in cui si verificano reazioni al sito di applicazione riconducibili a dermatite allergica da contatto dovuta a rivastigmina cerotto e che richiedono ancora il trattamento con rivastigmina devono passare alla somministrazione orale di rivastigmina solo dopo aver verificato la negatività al test allergologico e sotto stretto controllo medico. È possibile che alcuni pazienti sensibilizzati a rivastigmina in seguito all'esposizione a rivastigmina cerotto non siano in grado di assumerla in alcuna forma.
    Dopo la commercializzazione sono stati segnalati rari casi di reazioni di ipersensibilità con eruzioni cutanee disseminate indipendentemente dalla via di somministrazione (orale, transdermica) di rivastigmina. In questi casi, il trattamento deve essere interrotto (vedere paragrafo 4.3).
    I pazienti e i “caregivers“ (coloro che assistono abitualmente i pazienti) devono essere adeguatamente istruti in merito.
    Titolazione del dosaggio: subito dopo l'aumento della dose sono state osservate reazioni avverse (es. ipertensione e allucinazioni in pazienti con demenza di Alzheimer e peggioramento dei sintomi extrapiramidali, in particolare tremore, in pazienti con demenza associata a malattia di Parkinson). Queste possono essere sensibili ad una riduzione della dose. In altri casi, la somministrazione di rivastigmina è stata interrotta (vedere paragrafo 4.8).
    Disturbi gastrointestinali quali nausea, vomitoe diarreasono dose-dipendenti esi possono verificare in modo particolare all'inizio del trattamento e/o in occasione di incrementi posologici (vedere paragrafo 4.8). Queste reazioni avverse si verificano più frequentemente nelle donne. I pazienti che mostrano segni o sintomi di disidratazione in seguito a vomito o diarrea prolungati possono essere trattati con fluidi endovena e con la riduzione del dosaggio o l'interruzione del trattamento, se riconosciuti e trattati tempestivamente. La disidratazione può essere associata ad eventi seri.
    I pazienti con malattia di Alzheimer tendono a perdere peso. L'uso degli inibitori delle colinesterasi, rivastigmina compresa, è stato associato a perdita di peso in questi pazienti. Durante la terapia il peso corporeo dei pazienti deve essere controllato.
    Qualora si verificassero, in associazione al trattamento con rivastigmina, episodi di vomito di grado severo, si deve procedere con opportuni aggiustamenti della dose come raccomandato al paragrafo 4.2. Alcuni episodi di vomito di grado severo sono stati accompagnati da rottura esofagea (vedere paragrafo 4.8).
    Tali episodi si sono verificati in particolare dopo incrementi del dosaggio di rivastigmina o dopo la somministrazione di alte dosi.
    Si deve prestare attenzione alla somministrazione di rivastigmina in pazienti con disfunzione del nodo del seno o difetti della conduzione (blocco seno-atriale, blocco atrio-ventricolare) (vedere paragrafo 4.8).
    La rivastigmina può provocare un aumento delle secrezioni acide gastriche. Si raccomanda particolare prudenza nel trattamento di pazienti con ulcera gastrica o duodenale in fase attiva o in pazienti predisposti a questo tipo di disturbi.
    Gli inibitori delle colinesterasi devono essere prescritti con cautela a pazienti con anamnesi positiva di asma o broncopneumopatia ostruttiva.
    I colinomimetici possono causare o peggiorare ostruzioni urinarie e crisi convulsive. Si raccomanda cautela nel trattamento di pazienti predisposti a questo tipo di disturbi.
    L'impiego di rivastigmina in pazienti con grave demenza di Alzheimer o associata alla malattia di Parkinson, o altri tipi di demenza, o altri tipi di disturbi della memoria (es. declino cognitivo correlato all'età) non è stato oggetto di studio, e pertanto se ne sconsiglia l'uso in queste popolazioni di pazienti.
    Come altri colinomimetici, la rivastigmina può peggiorare o indurre sintomi extrapiramidali. Nei pazienti con demenza associata alla malattia di Parkinson sono stati osservati un peggioramento (comprendente bradicinesia, discinesia, andatura anormale) ed un'aumentata incidenza o gravità del tremore (vedere paragrafo 4.8). Tali eventi possono, in alcuni casi, portare alla sospensione di rivastigmina (es. interruzione causata dal tremore nell'1,7% dei pazienti con rivastigmina verso 0% in placebo). Per queste reazioni avverse si raccomanda il monitoraggio clinico.
    Popolazioni particolari:
    I pazienti con insufficienza renale o epatica clinicamente significativa possono manifestare più reazioni avverse (vedere paragrafi 4.2 e 5.2). I pazienti con grave compromissione della funzionalità epatica non sono stati studiati. Nimvastid può comunque essere utilizzato in questi pazienti ed è necessario un attento monitoraggio.
    I pazienti con peso corporeo inferiore a 50 kg possono manifestare più reazioni avverse e possono essere più facilmente costretti ad interrompere il trattamento a causa di reazioni avverse.

    Interazioni con altri medicinali e altre forme di interazione

    Quali farmaci o alimenti possono modificare l'effetto di Nimvastid
    Essendo un inibitore della colinesterasi, la rivastigmina può aumentare gli effetti dei miorilassanti di tipo succinilcolinico durante l'anestesia. Si raccomanda cautela nella scelta degli anestetici. Se necessario, si possono prendere in considerazione aggiustamenti della dose o la sospensione temporanea del trattamento.
    Per i suoi effetti farmacodinamici, la rivastigmina non va somministrata in associazione con altre sostanze colinomimetiche; e può interferire con l'attività di medicinali anticolinergici.
    In studi su volontari sani nessuna interazione farmacocinetica è stata osservata fra rivastigmina e digossina, warfarin, diazepam o fluoxetina. L'aumento del tempo di protrombina indotto da warfarin non è modificato dalla somministrazione di rivastigmina. Con la somministrazione concomitante di digossina e rivastigmina non sono stati osservati effetti indesiderati sulla conduzione cardiaca.
    Considerando il suo metabolismo, appaiono improbabili interazioni farmacometaboliche con altri medicinali, sebbene la rivastigmina possa inibire il metabolismo di altre sostanze mediato dalla butirrilcolinesterasi.

    Fertilità, gravidanza e allattamento

    Non sono disponibili dati clinici relativi all'esposizione alla rivastigmina durante la gravidanza. Nei ratti e nei conigli non sono stati osservati effetti sulla fertilità o sullo sviluppo embriofetale, ad eccezione delle dosi alle quali si è manifestata tossicità nella madre. Nel ratto in studi peri-postnatali, è stato osservato un aumento del tempo di gestazione. Rivastigmina non deve essere usata durante la gravidanza, se non in caso di assoluta necessità.
    Negli animali, la rivastigmina viene escreta nel latte. Non è noto se la rivastigmina sia escreta nel latte umano. Pertanto le donne trattate con rivastigmina non devono allattare al seno.

    Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchinari

    La malattia di Alzheimer può causare una graduale perdita della capacità di guidare o compromettere l'abilità di usare macchinari. Inoltre la rivastigmina può indurre vertigini e sonnolenza, soprattutto all'inizio del trattamento o in concomitanza con l'aumento della dose. Di conseguenza, rivastigmina altera lievemente o moderatamente la capacità di guidare veicoli o di usare macchinari. Quindi la capacità dei pazienti con demenza trattati con rivastigmina di continuare a guidare o utilizzare macchine complesse deve essere abitualmente valutata dal medico curante.

    Effetti indesiderati

    Quali sono gli effetti collaterali di Nimvastid
    Le reazioni avverse segnalate più frequentemente sono di natura gastrointestinale e comprendono nausea (38%) e vomito (23%), soprattutto durante la fase di titolazione. Negli studi clinici le donne sono risultate più sensibili degli uomini alle reazioni gastrointestinali e alla perdita di peso.
    Le reazioni avverse in Tabella 1 e in Tabella 2 sono elencate secondo la classificazione MedDRA per sistemi e organi e per classe di frequenza. Le classi di frequenza sono definite utilizzando i seguenti parametri convenzionali: molto comune (≥1/10), comune (≥1/100; <1/10), non comune (≥1/1.000; <1/100), raro (≥1/10.000; <1/1.000), molto raro (<1/10.000); non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili).
    Le seguenti reazioni avverse, elencate in Tabella 1, si riferiscono a pazienti con demenza di Alzheimer trattati con rivastigmina.
    Tabella 1

    Infezioni ed infestazioni
    Molto raro
     
    Infezioni urinarie
    Disturbi del metabolismo e della nutrizione
    Molto comune
    Non nota
     
    Anoressia
    Disidratazione
    Disturbi psichiatrici
    Comune
    Comune
    Comune
    Non comune
    Non comune
    Molto raro
    Non nota
     
     
    Agitazione
    Confusione
    Ansia
    Insonnia
    Depressione
    Allucinazioni
    Aggressività, irrequietezza
    Patologie del sistema nervoso
    Molto comune
    Comune
    Comune
    Comune
    Non comune
    Raro
    Molto raro
     
    Capogiri
    Cefalea
    Sonnolenza
    Tremori
    Sincope
    Crisi convulsive
    Sintomi extrapiramidali (incluso un peggioramento della malattia di Parkinson).
    Patologie cardiache
    Raro
    Molto raro
    Non nota
     
    Angina pectoris
    Aritmia cardiaca (es. bradicardia, blocco atrio-ventricolare, fibrillazione atriale e tachicardia).
    Sindrome del nodo del seno
    Patologie vascolari
    Molto raro
     
    Ipertensione
    Patologie gastrointestinali
    Molto comune
    Molto comune
    Molto comune
    Comune
    Raro
    Molto raro
    Molto raro
    Non nota
     
    Nausea
    Vomito
    Diarrea
    Dolore addominale e dispepsia
    Ulcera gastrica e duodenale
    Emorragia gastrointestinale
    Pancreatite
    Alcuni episodi gravi di vomito sono stati accompagnati da rottura esofagea (vedi paragrafo 4.4)
    Patologie epatobiliari
    Non comune
    Non nota
     
    Alterazione dei test di funzionalità epatica
    Epatite
    Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo
    Comune
    Raro
    Non nota
     
     
    Iperidrosi
    Rash cutanei
    Prurito
    Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione
    Comune
    Comune
    Non comune
     
    Fatica ed astenia Malessere
    Cadute accidentali
    Esami diagnostici
    Comune
     
    Perdita di peso

    La Tabella 2 mostra le reazioni avverse segnalate in studi clinici condotti in pazienti con demenza associata alla malattia di Parkinson trattati con rivastigmina capsule.
    Tabella 2

    Disturbi del metabolismo e della nutrizione
       Comune
    Diminuzione dell'appetito
       Comune
    Disidratazione
    Disturbi psichiatrici
       Comune
    Insonnia
       Comune
    Ansia
       Comune
    Irrequietezza
       Comune
    Allucinazioni visive
       Comune
    Depressione
       Non nota
    Aggressività
    Patologie del sistema nervoso
       Molto comune
    Tremori
       Comune
    Capogiri
       Comune
    Sonnolenza
       Comune
    Cefalea
       Comune
    Peggioramento della malattia di Parkinson
       Comune
    Bradicinesia
       Comune
    Discinesia
       Comune
    Ipocinesia
       Comune
    Rigidità a ruota dentata
       Non comune
    Distonia
    Patologie cardiache
       Comune
    Bradicardia
       Non comune
    Fibrillazione atriale
       Non comune
    Blocco atrioventricolare
       Non nota
    Sindrome del nodo del seno
    Patologie vascolari
       Comune
    Ipertensione
       Non comune
    Ipotensione
    Patologie gastrointestinali
       Molto comune
    Nausea
       Molto comune
    Vomito
       Comune
    Diarrea
       Comune
    Dolore addominale e dispepsia
       Comune
    Ipersecrezione salivare
    Patologie epatobiliari
       Non nota
    Epatite
    Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo
       Comune
    Iperidrosi
    Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione
       Molto comune
    Cadute
       Comune
    Fatica ed astenia
       Comune
    Disturbi dell'andatura
       Comune
    Andatura parkinsoniana

    Nella Tabella 3 sono elencati il numero e la percentuale dei pazienti che hanno partecipato ad uno specifico studio clinico della durata di 24 settimane, condotto in pazienti con demenza associata alla malattia di Parkinson trattati con rivastigmina, in cui si sono verificati eventi avversi pre-definiti che potrebbero riflettersi in un peggioramento dei sintomi parkinsoniani.
    Tabella 3

    Eventi avversi pre-definiti che potrebbero riflettersi in un peggioramento dei sintomi parkinsoniani in pazienti con demenza associata alla malattia di Parkinson
    Rivastigmina
    n (%)
    Placebo
    N(%)
    Totale pazienti studiati
    Totale pazienti con eventi avversi pre-definiti
    362 (100) 99 (27,3)
    179 (100) 28 (15,6)
    Tremore
    Cadute
    Malattia di Parkinson (peggioramento) Ipersecrezione salivare
    Discinesia
    Parkinsonismo
    Ipocinesia
    Disturbi del movimento
    Bradicinesia
    Distonia
    Andatura anormale
    Rigidità muscolare
    Disturbi dell'equilibrio
    Rigidità muscolo-scheletrica Irrigidimento
    Disfunzioni motorie
    37 (10,2) 21 (5,8) 12 (3,3)
    5 (1,4)
    5 (1,4)
    8 (2,2)
    1 (0,3)
    1 (0,3)
    9 (2,5)
    3 (0,8)
    5 (1,4)
    1 (0,3)
    3 (0,8)
    3 (0,8)
    1 (0,3)
    1 (0,3)
    7(3,9) 11(6,1) 2(1,1)
    0
    1 (0,6)
    1 (0,6)
    0
    0
    3(1,7)
    1 (0,6)
    0
    0
    2(1,1)
    0
    0
    0


    Sovradosaggio

    Cosa fare se avete preso una dose eccessiva di Nimvastid
    Sintomi
    La maggior parte degli episodi di sovradosaggio accidentale sono stati asintomatici e quasi tutti i pazienti interessati hanno proseguito il trattamento con rivastigmina. Nei casi di sovradosaggio
    sintomatico si sono osservati: nausea, vomito, diarrea, ipertensione o allucinazioni. A causa del noto effetto vagotonico degli inibitori delle colinesterasi sul battito cardiaco, si possono verificare episodi di bradicardia e/o sincope. Si è verificato un caso di ingestione di 46 mg; dopo un trattamento conservativo il paziente si è completamente ripreso in 24 ore.
    Trattamento
    Poiché la rivastigmina ha una emivita plasmatica di circa 1 ora e la durata dell'inibizione dell'acetilcolinesterasi è di circa 9 ore, in caso di sovradosaggio asintomatico si raccomanda di non somministrare altre dosi di rivastigmina nelle successive 24 ore. Nei casi di sovradosaggio accompagnati da nausea e vomito gravi, si deve prendere in considerazione l'uso di antiemetici. In caso di comparsa di altra sintomatologia, si dovrà predisporre un opportuno trattamento sintomatico.
    Nei casi di grave sovradosaggio si può utilizzare atropina. Si raccomanda una dose iniziale di 0,03 mg/kg per via endovenosa di atropina solfato, con successivi adeguamenti posologici in relazione alla risposta clinica. È sconsigliato l'uso di scopolamina come antidoto.

    Scadenza

    3 anni

    Conservazione

    Questo medicinale non richiede alcuna istruzione particolare per la conservazione.

    Foglietto Illustrativo


    Fonti Ufficiali


    Servizi Avanzati


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