Trattamento della sintomatologia funzionale dell'ipertrofia prostatica benigna. Terapia aggiuntiva a cateterizzazione uretrale per ritenzione urinaria acuta correlata a ipertrofia prostatica benigna.
Ipertrofia prostatica benigna: la dose raccomandata è una compressa da 10 mg una volta al giorno, da assumersi dopo il pasto. Ritenzione urinaria acuta: una compressa da 10 mg al giorno dopo il pasto, da assumere dal primo giorno di cateterizzazione. Le compresse devono essere ingerite intere.
Base: 2,5 mg 3 volte al giorno (dose massima: 10 mg), forma acuta con iperplasia prostatica benigna: (più di 65 anni): 10 mg 1 volta al giorno.
Medicinali che contengono il Principio Attivo Alfuzosina Cloridrato
Ipersensibilità al principio attivo, ad altre chinazoline (ad es. terazosina, doxazosina) o a uno qualsiasi degli eccipienti Anamnesi di ipotensione ortostatica. Insufficienza epatica. Associazione con altri bloccanti dei recettori alfa-1
In alcuni pazienti, può manifestarsi un’ipotensione ortostatica, con o senza sintomi (capogiri, affaticamento, sudorazione) nelle prime ore successive all'assunzione dell'alfuzosina. In questi casi il paziente dovrà essere posto in posizione supina sino alla completa risoluzione dei sintomi. Questi fenomeni sono generalmente transitori, compaiono all’inizio della terapia e, di norma, non pregiudicano la prosecuzione del trattamento.
Negli studi su volontari sani sono state osservate interazioni farmacodinamiche o farmacocinetiche tra alfuzosina e i seguenti farmaci: warfarin, digossina, idroclorotiazide e atenololo.
La somministrazione di anestetici generali in pazienti trattati con alfuzosina può portare a pressione arteriosa instabile. Associazioni controindicate: bloccanti dei recettori alfa-1. Potenziamento dell’effetto ipotensivo. Rischio di grave ipotensione ortostatica.
Associazioni da tenere in considerazione: farmaci antiipertensivi, nitrati.
Inibitori potenti del CYP3A4 come itraconazolo, ketoconazolo, inibitori della proteasi, claritromicina, telitromicina e nefazodone poiché aumentano i livelli ematici di alfuzosina Ketoconazolo: dosi ripetute giornaliere di 200 mg di ketoconazolo per 7 giorni hanno prodotto un aumento di 2,1 volte della Cmax e di 2,5 volte nella concentrazione di 10 mg di alfuzosina una volta al giorno quando somministrata a stomaco pieno. Gli altri parametri, come tmax e t1/2 non sono stati modificati. L’aumento di Cmax e AUC (last) di alfuzosina in seguito a somministrazione giornaliera ripetuta di 400 mg di ketoconazolo è stato rispettivamente di 2,3 volte e 3,2 volte
Classificazione delle frequenze attese: molto comuni (≥1/10); comuni (da ≥1/100 a <1/10); non comuni (da ≥1/1.000 a <1/100); rare (da ≥1/10.000 a <1/1.000); molto rare (<1/10.000); non note (non possono essere stimate dai dati disponibili).
Patologie cardiache:
non comuni: tachicardia molto rari: angina pectoris nei pazienti con patologia pre-esistente delle arterie coronarie
frequenza non nota: fibrillazione atriale.
Patologie dell’occhio: frequenza non nota: sindrome dell’iride a bandiera.
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione: comuni: astenia
non comuni: edema, dolore al petto.
Patologie gastrointestinali: comuni: nausea, dolore addominale, dispepsia, bocca secca
non comuni: diarrea
frequenza non nota: vomito.
Patologie epatobiliari: frequenza non nota: danno epatocellulare, patologia epatocolestatica.
Patologie del sistema nervoso: comuni: debolezza/capogiri, cefalea
non comuni: sincope, vertigine.
Patologie renali e urinarie: non comuni: incontinenza urinaria.
Patologie del sistema riproduttivo e della mammella: non note: priapismo.
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche: non comuni: rinite.
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo: non comuni: rash, prurito
molto rari: orticaria, angioedema.
Patologie vascolari: non comuni: ipotensione (posturale), vampate.
frequenza non nota: collasso circolatorio in pazienti con fattori di rischio preesistenti
Patologie del sistema emolinfopoietico: frequenza non nota: neutropenia.
In caso di sovradosaggio, il paziente dovrà essere ricoverato in ospedale, mantenuto in posizione supina e si deve attuare un convenzionale trattamento dell’ipotensione. In caso di ipotensione significativa, il trattamento correttivo appropriato può essere l’uso di un vasocostrittore che agisce direttamente sulle fibre muscolari dei vasi. L’alfuzosina ha un grado elevato di legame alle proteine, per cui la dialisi può non essere di beneficio.
Gravidanza e Allattamento
L'alfuzosina non è un farmaco che si usa normalmente nelle donne, ma ipotizzando un suo utilizzo nel trattamento dell'ipertensione è stato condotto qualche studio su animali in gravidanza. Non esistono invece studi clinici sulle donne in gravidanza. In uno studio sui ratti femmina, ai quali sono state somministrate dosi di alfuzosina che superano di circa 1200 volte quelle terapeutiche usate nell’uomo, non sono stati osservati effetti teratogeni o embriotossici sul feto. Tuttavia è stato osservato un leggero prolungamento della gestazione, ma senza conseguenze o difficoltà durante il parto. Lo stesso studio ha osservato la gestazione nei conigli, ai quali sono state somministrate delle dosi di alfuzosina tre volte maggiori alla dose massima raccomandata in terapia negli umani; anche in questo caso non si sono notati effetti teratogenici o tossicità embriofetale. Tuttavia, siccome gli studi su animali non possono simulare al cento per cento il comportamento del farmaco nell'organismo umano, l'uso dell'alfuzosina durante la gravidanza va fatto solo quando è strettamente necessario e quando i benefici per la madre sono maggiori dei possibili pericoli per il feto.
A causa della mancanza di studi specifici, non esistono dati certi riguardanti la secrezione di alfuzosina nel latte materno, ma basandosi sul fatto che la maggior parte dei farmaci viene secreta nel latte materno si raccomanda di prestare particolare attenzione nel somministrare l'alfuzosina a madri durante l'allattamento dei propri bambini